Rallentamento economico e instabilità geopolitica pesano sui conti della siderurgia
In calo nel 2024 Ebitda, utili e fatturato. Lo rileva l’analisi Bilanci d’Acciaio a cura dell’Ufficio Studi siderweb, presentata oggi e giunta alla 17^ edizione. Quest’anno si attende un’ulteriore contrazione dei risultati. Per la ripresa si guarda al 2026. Preoccupano il costo di energia, materie prime e semilavorati, insieme al ridotto valore aggiunto dei prodotti.
Dopo un 2023 di frenata rispetto al “biennio magico” 2021-2022, nel 2024 la siderurgia italiana si conferma in rallentamento. I bilanci delle aziende del comparto, chiusi lo scorso 31 dicembre, riflettono la persistente complessità del contesto economico e geopolitico, caratterizzato da un rallentamento della domanda e da una diminuzione della produzione siderurgica a livello globale.
I principali indicatori sono risultati, quindi, in frenata. In particolare, il fatturato del settore ha subito un ridimensionamento del 9%; il valore aggiunto è sceso del 15% e gli utili del 30%; l’Ebitda è calato del 29%.
È quanto è emerso dall’analisi “Bilanci d’Acciaio 2025”, lo studio di siderweb che indaga in chiave strategica e prospettica i risultati economico-finanziari della filiera siderurgica, attraverso la lettura e l’interpretazione dei dati dei bilanci di esercizio del triennio 2022-24. Giunto alla 17^ edizione, lo studio è realizzato dall’Ufficio Studi siderweb in collaborazione con i professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell’Università degli Studi di Brescia ed è sponsorizzato da BPER Banca e Regesta Group. L’analisi riguarda i bilanci di 1.764 imprese di produzione, prima trasformazione, centri servizio e distribuzione di acciaio ed è completata da un sondaggio relativo al 2025 e alle prospettive a breve termine.
«I dati dei bilanci 2024 e il nostro sondaggio sul 2025 fotografano le criticità reali del settore: Ebitda sotto pressione e una filiera molto frammentata. Bilanci d’Acciaio 2025 – ha sottolineato l’amministratore delegato di siderweb, Paolo Morandi – è l’evento di siderweb che permette agli operatori del comparto di incontrarsi per fare il punto della situazione e guardare al futuro. Il 2024 è stato caratterizzato da un contesto competitivo, nel quale si sono intrecciati fattori e incognite quali trasformazione tecnologica, geopolitica, energetica, ambientale, dazi e normative europee, e pertanto richiede scelte e non più alibi. È quindi necessario fare un passo avanti e, per riuscirci, sono necessari tre elementi: la consapevolezza dei numeri, la visione per provare ad immaginare il futuro, il coraggio di innovare e di investire sui giovani e sulle competenze».
I principali risultati
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Fatturato |
Ebitda |
Utile |
Valore aggiunto |
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2024 |
70.533 |
4.917 |
2.113 |
10.358 |
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2023 |
77.579 |
6.930 |
3.021 |
12.209 |
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Var. % 2023/24 |
-9,1% |
-29,0% |
-30,1% |
-15,2% |
Fonte: Bilanci d’Acciaio 2025. Dati in milioni di €. NOTA BENE: lo studio non comprende Acciaierie d’Italia, in quanto il bilancio 2024 non era reperibile alla data di elaborazione dei risultati.
LA REDDITIVITÀ – «Nel 2024, dopo i cali del 2023, si è assistito a un ulteriore ridimensionamento sia dei ricavi (-9,1%) sia del valore della produzione (-8,4%), mentre l’incidenza del valore aggiunto sul fatturato si è assestata al 14,7%. Considerando l’intero periodo analizzato (2022-2024, ndr), la riduzione media del fatturato è stata del 12,1%», ha spiegato Claudio Teodori, docente dell’Università degli Studi di Brescia. A rivelarsi quale fattore indispensabile per la filiera è soprattutto «il tema del valore aggiunto – ha evidenziato – perché elemento cruciale per mantenere alti i livelli di competitività delle aziende e permettere loro di proporre sul mercato prodotti dalle caratteristiche distintive». Questa contrazione ha avuto un impatto evidente sull’Ebitda: «Il settore nel triennio analizzato ha perso quattro punti percentuali di incidenza sulle vendite, a causa di un minore assorbimento del costo del lavoro dovuto quasi esclusivamente alla minore attività», ha continuato il docente.
L’unico elemento in grado di rivestire un ruolo «modesto ma positivo» è invece la gestione patrimoniale: «Il ridotto peggioramento è da leggere comunque in “positivo” perché si è interrotta la sua preoccupante crescita dello scorso anno. Invece, mentre l’impatto degli oneri finanziari tende verso l’alto e si posiziona sopra l’1%, il reddito netto incide in misura contenuta sulle vendite», ha aggiunto Teodori.
I principali indici di redditività
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Indicatori |
2024 |
2023 |
2022 |
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ROA (return on assets) |
3,7% |
6,9% |
10,8% |
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ROS (return on sales) |
3,5% |
6,0% |
8,3% |
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ROE (return on equity) |
3,5% |
9,9% |
21,1% |
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Ebitda/fatturato |
7,0% |
9,0% |
11,0% |
Fonte: Bilanci d’Acciaio 2025. Valori relativi all’intero settore.
LA SOLIDITÀ – Rispetto a quelli della redditività, gli indici di solidità, che hanno orizzonti di medio-lungo temine, hanno mostrato oscillazioni più contenute. In questo senso, rispetto all’anno precedente «il rapporto di indebitamento è risultato stabile, pari all’unità, a significare l’invarianza della composizione della struttura finanziaria. Nel triennio 2022-2024 – ha illustrato Teodori – c’è stato un progressivo miglioramento dovuto sia alla riduzione dei debiti sia all’incremento dei mezzi propri, con il capitale investito che ha presentato variazioni ridotte». L’unico elemento negativo è «la diminuzione della sostenibilità economica del debito, ovvero l’impatto a conto economico degli oneri finanziari». Nel 2025 la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare, «visto il sentiment delle imprese rispetto alle variabili economiche, mentre per il 2026 ci si attende una svolta verso una condizione più sostenibile», ha concluso Teodori.
La top 3 dell’acciaio nazionale per fatturato
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Fatturato |
Ebitda |
Utile |
Valore aggiunto |
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Marcegaglia Carbon Steel |
2024 |
3.302,069 |
153,948 |
-3,144 |
263,895 |
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2023 |
3.908,099 |
166,834 |
21,321 |
276,470 |
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Acciaieria Arvedi |
2024 |
2.706,877 |
167,890 |
18,660 |
316,059 |
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2023 |
2.842,274 |
298,846 |
139,051 |
436,487 |
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Acciai Speciali Terni |
2024 |
2.386,819 |
97,127 |
32,434 |
232,030 |
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2023 |
2.272,687 |
126,810 |
15,818 |
248,201 |
Fonte: Bilanci d’Acciaio 2025. Bilanci individuali. Dati in milioni di euro. NOTA BENE: in classifica non compare Acciaierie d’Italia, in quanto il bilancio 2024 non era reperibile alla data di elaborazione dei risultati.
LE ATTESE PER IL FUTURO: IL SONDAGGIO DI SIDERWEB – Il 2024 ha presentato un quadro economico, nel complesso, non soddisfacente, che nel 2025 non sta dando sensibili segnali di ripresa: nei primi 9 mesi dell’anno, la produzione mondiale di acciaio è scesa dell’1,6% secondo worldsteel (quella italiana invece è cresciuta del 3,2% tendenziale, dati Federacciai); le previsioni sul Pil sono al ribasso e l’industria fatica a ripartire.
Risulta pertanto centrale considerare alcuni elementi di criticità in vista del 2026. In particolare, secondo l’analisi di Bilanci d’Acciaio, dovrebbero continuare a pesare i prezzi dell’energia, così come le problematiche relative ai futuri approvvigionamenti di rottame. Accanto a questi, non mancheranno fenomeni esogeni che andranno ad influenzare il comparto: l’instabilità politica, una nuova geografia economica, la definizione delle politiche dell’Ue sull’acciaio, le politiche di dumping, la perdita di competitività di alcuni settori utilizzatori, gli impatti diretti e indiretti dei dazi e delle politiche protezionistiche.
Come le imprese stanno rispondendo a questi segnali è il risultato del questionario che siderweb ha sottoposto a un campione rappresentativo della filiera dell’acciaio nazionale (con aziende appartenenti prevalentemente a tre comparti: 38% produzione, 21% centri servizio, 30% distribuzione). Le domande hanno riguardato le attese per i risultati di bilancio 2025 e le prospettive per il 2026.
Per quest’anno sia l’attività svolta, espressa dal fatturato, sia i risultati economici sono previsti in generale calo, non trascurabile in alcune realtà. Il 53% delle imprese si attende un calo del fatturato nel 2025 e il 53% una contrazione dell’incidenza dell’Ebitda sulle vendite. Il 47% stima un decremento del risultato economico (il 30% prevede stabilità e il 17% un miglioramento).
L’elemento di maggiore criticità di natura economica percepita, come lo scorso anno, rimane decisamente il costo dell’energia (29,5% dei rispondenti). Seguono il ridotto valore aggiunto dei prodotti (19,3%) e il costo di materie prime e semiprodotti (17,5%). Fra i principali fattori di criticità di natura strategica e di contesto spiccano le politiche green dell’Ue (19,2%), la perdita di competitività (18,6%) e la concorrenza sleale o dumping (12,8%).
Gli investimenti sono prevalentemente di rinnovo (43,4%) e di ammodernamento (31,6%), mentre in misura minore sono indicati quelli di ampliamento (21,1%). Sforzi aziendali che si concentrano soprattutto in innovazione e automazione (28,7%), con un ruolo rilevante per quelli in sicurezza (24,0%) e digitalizzazione (18,6%).
Il 2026 è invece connotato da attese per una lieve ripresa. Il 43,4% delle imprese si aspetta un incremento del fatturato inferiore al 10% e il 34% propende per una stabilità, mentre il 13,2% si attende un aumento tra il 10% e il 20%.
Secondo il campione di imprese intervistate assumeranno particolare rilevanza gli impatti che i prezzi e la disponibilità del rottame avranno sui costi (35,8% lo considera rilevante e il 26,4% molto rilevante) e l’incidenza dei dazi Usa-Ue sulla domanda (56,6% li considera rilevanti e il 18,9% molto rilevanti).







