CAMEC trituratori impianti riciclaggio movimentazione materiali
Cesaro Ecomondo 2025

Fattore Biometano, la nuova campagna di Legambiente

Legambiente lancia la campagna Fattore Biometano, una serie di incontri pubblici ed eventi di formazione per fornire strumenti e informazioni corrette, contrastando le fake news sulla tecnologia della digestione anaerobica della materia organica per la produzione di biogas e biometano. Molte le regioni coinvolte: Lombardia, Puglia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia.

Fattore Biometano, la nuova campagna di Legambiente

Il biometano rappresenta una risorsa strategica per la transizione ecologica e la lotta alla crisi climatica, in particolare quello prodotto dalla filiera agricola attraverso il recupero di scarti organici e reflui zootecnici, che permette di rafforzare l’economia circolare in agricoltura, ridurre le emissioni e valorizzare le risorse del territorio. Il prossimo anno sarà determinante per l’Italia dal momento che il PNRR ha assegnato le risorse per la realizzazione di 680 interventi in 18 regioni, di cui ben il 94% per la produzione di biogas e successivo upgrading a biometano da fonte agricola, con una produzione totale prevista di circa 2,2 miliardi di standard metri cubi all’anno.  

Biometano in Italia: i numeri e i vantaggi. L’immesso in rete di biometano in Italia continua a crescere, raggiungendo, come riportato nel Piano nazionale integrato per l’energia e clima, nel 2023 i 300 milioni di metri cubi. Con un aumento importante che riguarda la produzione di biometano da filiera e scarti agricoli e reflui zootecnici, passata dai 99 milioni di metri cubi del 2020 ai 300 milioni di metri cubi del 2023. Molteplici i vantaggi di un sistema efficiente di digestione anaerobica: produce energia rinnovabile, riducendo la dipendenza dalle fossili; aiuta a decarbonizzare e a ridurre gli impatti dell’agroalimentare italiano – garantendo resilienza e la competitività delle aziende agricole italiane – trasformando in un’ottica di circolarità reflui zootecnici e residui da problema a risorse preziose, riducendo il ricorso ai fertilizzanti chimici e favorendo l’introduzione di pratiche innovative come l’agricoltura conservativa e la precision farming. Contribuisce, inoltre, anche a rigenerare i suoli italiani, oggi impoveriti: secondo l’ultimo rapporto sulla salute del suolo in Italia di Re Soil Foundation il 68% delle aree agricole ha perso oltre il 60% del carbonio organico originario, minacciando la produttività, la biodiversità e la capacità dei suoli di trattenere CO₂.

Secondo Legambiente, l’Italia, sfruttando l’occasione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) deve accelerare il passo e colmare il deficit impiantistico sulla digestione anaerobicapuntando sulla costruzione di impianti “fatti bene” rispettosi dell’ambiente, del territorio e delle comunità locali. Solo così potrà centrare l’obiettivo stabilito dal PNIEC di produrre circa 5 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030, in linea con le indicazioni europee. 

I sette criteri per un “biometano fatto bene” secondo Legambiente:

1) Dieta sostenibile degli impianti: il biometano va prodotto utilizzando scarti agroalimentari, deiezioni animali, residui agricoli e sottoprodotti. No assoluto alle coltivazioni dedicate e all’intensificazione zootecnica.  

2) Localizzazione coerente con il territorio: gli impianti devono sorgere dove esiste disponibilità di materia prima in loco, in stretto rapporto con le aziende agricole del territorio, entro un raggio massimo di 20-50 km.  

3) Partecipazione e trasparenza: ogni impianto deve essere progettato con la comunità locale, garantendo informazione, controllo pubblico e percorsi educativi e partecipativi.  

4) Gestione efficiente e controllata: l’impianto deve prevenire odori e perdite, adottare tecnologie avanzate e garantire la tracciabilità e la certificazione del biometano prodotto, come previsto dalla normativa.  

5) Digestato gestito in modo agronomicamente sostenibile: il sottoprodotto solido e liquido dell’impianto va restituito ai suoli in modo controllato e utile, evitando dispersioni e impatti negativi, migliorando la fertilità dei terreni.  

6) Recupero di CO₂ e azoto: l’upgrading del biometano deve includere l’estrazione della CO₂ per usi industriali e del contenuto azotato per la produzione di fertilizzanti naturali.  

7) Innovazione e tecnologie migliori (BAT): ogni impianto deve investire costantemente in ricerca e innovazione, adottando le Migliori Tecnologie Disponibili per minimizzare gli impatti ambientali.  

 


Ecostar Ecomondo 2025