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Green Deal unica strada per rilancio industria e lavoro. Al via il Forum Compraverde Buygreen 2025

La due giorni di Fondazione Ecosistemi per una transizione ecologica giusta e senza compromessi: adottare norme verdi crea occupazione e sopravvivenza delle aziende.

Green Deal unica strada per rilancio industria e lavoro. Al via il Forum Compraverde Buygreen 2025

Il Mediterraneo si sta scaldando a una velocità dodici volte superiore alla media globale. È un dato allarmante del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici che pone l’Italia al centro di una sfida epocale: con 351 eventi meteorologici estremi registrati nel solo 2024 (+485% rispetto al 2015) il nostro Paese non può permettersi passi falsi. Il cambiamento climatico è già qui, e colpisce con forza crescente territori, comunità e imprese.

In questo contesto, rallentare o abbandonare il Green Deal europeo (iniziativa della Commissione Europea lanciata nel dicembre 2019 con l'obiettivo di rendere l'Unione il primo continente a emissioni zero entro il 2050) non è un’opzione: sarebbe una follia, oltre che un suicidio industriale. L’urgenza non è solo ambientale, ma anche economica e sociale: serve una transizione ecologica efficace, giusta, concreta. Una transizione che non lasci indietro nessuno – né lavoratori, né piccole imprese – e che trasformi la sfida ambientale in un’opportunità di rilancio per l’industria europea.

È questo il cuore della proposta di Fondazione Ecosistemi con il Buy European and Sustainable Act (BESA) che domani, 14 maggio, darà il via alForum Compraverde: un’iniziativa concreta, pragmatica e fondata sui dati, che mira a trasformare la spesa pubblica europea in un motore di decarbonizzazione, innovazione industriale e occupazione verde.

Green Public Procurement: una leva potente, ma ancora sottoutilizzata

Gli appalti pubblici rappresentano circa il 15% del PIL europeo. Integrare criteri ambientali vincolanti nei bandi pubblici – il cosiddetto Green Public Procurement (GPP) – significa influenzare in modo determinante le scelte del mercato, orientando la produzione verso beni e servizi più sostenibili, locali e innovativi. Secondo uno studio di  una rete di organizzazioni internazionali sostenute da European Cimate Foundation, tra cui Fondazione Ecosistemi, l’adozione su larga scala del BESA in Italia potrebbe: tagliare ogni anno 2,2 milioni di tonnellate di CO, rilocalizzare 8 miliardi di euro verso attività industriali virtuose, creare oltre 31.000 nuovi posti di lavoro a basso impatto ambientale. Si tratta di un impatto concreto, non solo auspicabile: il GPP è riconosciuto da anni dalla Commissione Europea come uno degli strumenti più efficaci per decarbonizzare settori ad alta intensità di emissioni – come edilizia, trasporti, agroalimentare – e accelerare la transizione.

Una rete per misurare l’impatto e contare in Europa

Per sostenere il BESA e rafforzare la posizione italiana nel negoziato europeo, Fondazione Ecosistemi lancia la rete delle pubbliche amministrazioni per gli acquisti pubblici europei e sostenibili. L’obiettivo è costruire una banca dati solida e condivisa sugli effetti concreti del Green Public Procurement in Italia: emissioni evitate, occupazione creata, innovazione attivata. Oggi, infatti, i dati sono raccolti in modo frammentato, rendendo difficile dimostrare con numeri alla mano il valore della strategia italiana.

L’Italia ha gli strumenti. Serve ora un salto di qualità

L’Italia è stato il primo Paese in Europa a rendere obbligatori i CAM – Criteri Ambientali Minimi – negli appalti pubblici (dal 2016). Oggi, oltre il 60% delle stazioni appaltanti li applica e la conoscenza del GPP è quasi universale. Ma, come sottolinea Fondazione Ecosistemi, serve passare dai principi generali ai numeri: soglie emissive misurabili, contenuto europeo minimo nei beni acquistati, criteri geografici e ambientali chiari. L’analisi condotta su oltre 100 Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) in settori chiave offre un quadro dettagliato della situazione: Acciaio: L’Italia produce acciaio prevalentemente con forni elettrici, spesso alimentati da fonti rinnovabili, con intensità emissive comprese tra 0,57 e 3,5 tCO₂/t. Tuttavia, nessuna produzione nazionale rispetta ancora la soglia di eccellenza climatica di 0,5 tCO/t indicata dallo studio Carbone 4. Alluminio: La produzione nazionale, tutta da riciclo, mostra valori generalmente sotto i 4 tCO₂/t. È un settore già competitivo dal punto di vista ambientale. Cemento: Le emissioni vanno da 0,48 a 1,35 tCO₂/t, con poche produzioni vicine alla soglia di 0,45 tCO₂/t. Serve innovazione urgente, soprattutto per ridurre il contenuto di clinker. Veicoli: Il contenuto europeo è superiore all’85%, ma manca un sistema di tracciabilità affidabile e l’utilizzo di materiali a bassa emissione di carbonio è ancora marginale. Fonti rinnovabili: I moduli fotovoltaici installati in Italia provengono per l’85–90% da Paesi extra-UE; per l’eolico il contenuto europeo è tra il 40% e il 50%. Ristorazione collettiva: Settore virtuoso. Il 69% delle stazioni appaltanti applica già il CAM, e molti enti locali hanno introdotto pasti vegetali, con una riduzione delle emissioni superiore al 30%.

Nasce la rete per gli acquisti pubblici sostenibili in Europa

Per rafforzare il ruolo dell’Italia in Europa e costruire una base solida di evidenze, Fondazione Ecosistemi lancia la Rete delle Pubbliche Amministrazioni per il BESA che avrà due obiettivi fondamentali: Condividere esperienze e buone pratiche tra enti pubblici italiani ed europei, Raccogliere dati misurabili sull’impatto del GPP in termini economici, ambientali e occupazionali, oggi ancora raccolti in modo frammentario e non confrontabile.

Solo se possiamo misurare il cambiamento, possiamo difenderlo e ampliarlo. - sottolinea Silvano Falocco, direttore di Fondazione Ecosistemi. - Servono numeri per incidere nel negoziato europeo e dimostrare che una transizione equa è già possibile. Il Buy European and Sustainable Act non è un esercizio teorico. È uno strumento operativo, pensato per affrontare le debolezze del sistema europeo di rendicontazione – oggi composto da oltre 1.100 voci, spesso troppo complesse per PMI e PA – e per dare risposte tangibili a cittadini, imprese e territori. L’Italia ha già mostrato di poter essere un laboratorio avanzato di transizione. Ora deve diventare voce guida in Europa, superando la retorica e offrendo soluzioni che siano realistiche, eque e ambiziose”.

 


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