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L’impianto per la produzione di biometano di Marcallo

L’impianto per la produzione di biometano di Marcallo

L’innovativo impianto di produzione di biometano a Marcallo con Casone, in provincia di Milano, entrerà in funzione in autunno 2022.

Presentato l’impianto per la produzione di biometano dalla frazione organica della raccolta differenziata di Marcallo con Casone, attualmente in fase di costruzione.

Il progetto, basato sull’processo BIOSIP brevettato a livello internazionale da Agatos, combina diverse tecnologie per la produzione di energie rinnovabili (biometano, biomasse e fotovoltaico) che consentono la valorizzazione di tutti i materiali introdotti e anche l’autosufficienza energetica dell’impianto.

La centrale ubicata a Marcallo con Casone in Lombardia trasformerà 35 mila tonnellate annue di frazione organica urbana e altri materiali biodegradabili in circa 4 milioni di metri cubi (smc) di biometano avanzato che verranno immessi in forma gassosa direttamente nella rete nazionale gestita da SNAM.

In tal modo, la Forsu diventerà biometano 100% ecosostenibile, senza alcun tipo di emissione. Gli unici sottoprodotti del processo saranno un combustibile solido di alta qualità, un fertilizzante di matrice organica completamente privo di inquinanti ed acqua osmotizzata. Il progetto avrà ricadute ambientali positive sul territorio grazie alla realizzazione di opere di protezione idrogeologica e all’utilizzo di biomassa proveniente dalla manutenzione boschiva delle aree circostanti.

L’impianto è realizzato da Agatos Energia Srl, come EPC contractor, per conto di Green Power Marcallese Srl.

Il nascente impianto di biometano a Marcallo, alle porte di Milano, è la prima applicazione integrale della tecnologia altamente innovativa e tutta italiana denominata BIOSIP, brevettata da Agatos a livello internazionale. A Marcallo, l’impianto produrrà circa 4 milioni di metri cubi di biometano all’anno per più di 20 anni, contribuendo a ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese dal gas naturale di importazione. Inoltre, la tecnologia BIOSIP consente di valorizzare completamente la materia prima, sottraendo i nitrati ammoniacali, con effetti molto positivi sia per il mondo agricolo che per il clima” ha detto Ingmar Wilhelm, Presidente di Agatos.

Il funzionamento dell’impianto

L’impianto a biometano nel comune di Marcallo con Casone è stato autorizzato da Città Metropolitana di Milano con il supporto tecnico di Regione Lombardia.

L’impianto si caratterizza per non produrre alcun rifiuto: tutti i materiali sono valorizzati in una logica di economia circolare.

I mezzi di raccolta della Forsu arrivano sul sito ed entrano nell’area di pre-trattamento, ubicata all’interno di un capannone chiuso, pensato per evitare qualsiasi emissione odorosa.

Sulla copertura del tetto è posizionato un impianto fotovoltaico da 100 KW che contribuisce ai consumi energetici dell’impianto.

I camion entrano nel capannone e rovesciano i sacchetti di frazione organica urbana su un letto di coclee, le prima macchine del sistema di pre-trattamento che separa il materiale organico dalle plastiche, in seguito lavate con acqua osmotizzata (recuperata dal processo), strizzate e sterilizzate per renderle utilizzabili per il recupero e la produzione di CSS (combustibile secondario solido).

Tutte le acque utilizzate per i lavaggi della Forsu e dei piazzali sono recuperate, accumulate e riutilizzate per la diluizione della frazione organica urbana in ingresso.

La Forsu diluita è pompata in una vasca di sedimentazione per il recupero delle sabbia e poi trasferita in una vasca di accumulo settimanale. Il materiale è quindi inserito nel biodigestore, composto da tre vasche concentriche che lavorano con tre livelli di temperatura differente: nella prima vasca, mesofila, la temperatura è mantenuta a circa 38°C; nella seconda, dove avviene la pastorizzazione per sanificare il materiale, la temperatura è mantenuta a circa 70°C; nell’ultima, la termofila, la temperatura è di 50°C.

Nella prima e nella terza vasca si hanno le reazioni per la produzione di biogas; i diversi livelli di temperatura servono per aumentarne e massimizzarne la produzione.

Tutte le vasche sono sigillate per impedire emissioni odorose e rendere possibili le reazioni anaerobiche che consentono la formazione di biogas.

Il biogas che si separa durante la digestione è trasferito nel gasometro, una vasca chiusa con un telo che funge da polmone per alimentare l’upgrading, il processo che purifica il biogas e lo trasforma in biometano. A questo punto, il biometano passa attraverso un analizzatore e, se rispetta le specifiche richieste, viene immesso direttamente nella rete SNAM.

Alla fine del processo di digestione anaerobica, il materiale di risulta viene definito “digestato” ovvero un liquido organico esausto che sarà trattato per estrarre l’azoto in eccesso come solfato d’ammonio.

Il digestato liquido è inserito in un evaporatore sottovuoto a triplo effetto, che consente di far evaporare acqua con un alto tenore di ammoniaca. Un sistema di osmosi inversa consente di liberarsi dell’ammoniaca: in tal modo si produce sia acqua osmotizzata da ricircolare nel processo, sia solfato di ammonio liquido utilizzato come concime per i terreni agricoli. Dall’evaporatore esce anche digestato concentrato che viene utilizzato come ammendante agricolo.

L’impianto è dotato di una centrale a biomasse che produrrà sia energia elettrica che termica: quest’ultima sarà utilizzata per il processo biologico (ovvero la digestione anaerobica) e per l’upgrading.


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